In the early 1960s, Bencini launched a 127-format roller
camera, which, like other models such as Tanit, Comet, etc, produced
3 x 4cm negatives. These
models are immediately recognizable by the vertical viewfinder and by the
presence on the back of two red windows on left and right, instead of only one, in the center. The
frame numbers on 127 film's backing paper are for square format (4 x 4
cm) exposures. However, with the Cometa, each frame number is used
twice: first when the number appears in the first
window, and again when the same number appears in the second window. Thus, with this 3 x 4 cm format there are twice as many exposures as are possible with the square format.
Although
the Cometa shares this and other features (such as construction of
aluminum alloy, meniscus lens, etc) with many other cameras, the Cometa
is distinguished by some original
(eccentric?)
solutions that make it a
slightly different camera.
If
you hand the Cometa to someone who is not familiar with it, asking them to open the
back to remove / load the roll, many people will turn it over in
their hands,
perplexed, looking for the lock / unlock button or the door hinge
(I've made this test personally :). In
fact, there is neither: to open and close the back you have to rotate the
metal ring around the eyepiece of the viewfinder, and so you screw or
unscrew the back of the camera on the camera body (which recalls the
diopter adjustment of the viewfinder in some cameras ).
Other
unusual solutions are the winding knob and the flash mount located on
the bottom of the camera, while the upper part remains completely free.
In fact all the other controls, including the shutter release (a generously sized lever), are located on the lens barrel. In
the style of these economical cameras in general, there are not many
controls, but controls are not completely absent, as they are in some
such cameras. The
focus is adjustable (from 1 meter to infinity, turning the ring
on which the distance scale is engraved), and with two levers (one at
the top and one at the bottom) you can choose respectively between
two apertures (f9 and f16)
and two shutter speeds (1/50 and 1/100 of a second), plus a B
setting (there is no threaded connection for a cable release,
present in some other
inexpensive models
with the classic metal shutter button on the top of the camera). Also on the lens barrel is a plug to which a flash cable can be connected.
Even
the general shape is different and original: almost square, with a
pleasant mix of rounded and angular lines, and centered above the lens,
the large rectangular viewfinder.
The
plastic parts on the right and on the left of the viewfinder, in which
the words "Bencini" and "Cometa" appear, seem to imitate and allude to
the presence of an exposure cell that actually is not there (not unusual in these inexpensive cameras, such as the Yogi Bear 127 camera).
As in many Bencini cameras, the lens consists of a single meniscus lens.
Produced only in the 1960s and not even for the whole decade, the Cometa is finally, among Bencini cameras, also a bit rare: Over
several years, compared to many models Bencini (Koroll, Comet, and
others), which I have run across several times, I happened to
run into a Cometa only once (and I took it home ). Perhaps it is a comet with a rather long orbital period, like Halley's comet. If it appears to me again in the course of my life I will be able to
establish it and update this page; otherwise try to check the old
eighteenth-century documents, medieval, Chinese, etc., which speak of
sightings.
In
addition to direct observation, the source of historical
information (in Italian) on the Bencini Cometa is these beautiful pages dedicated to the history of Bencini.
- Written by Alessandro Lisci
translated by Google Translate, with a little help from J. M. Golding
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Agli inizi degli anni ‘60 la
Bencini lanciò sul mercato un’altra fotocamera per rulli di formato 127
che, come altri modelli quali Tanit, Comet, etc, produceva negativi di
3x4cm. Questi modelli sono immediatamente riconoscibili dal mirino a
impostazione verticale e dalla presenza sul retro di due finestrelle
rosse invece che una sola, in posizione centrale. I numeri di
riferimento sono infatti quello del formato quadrato (4x4cm) stampati
al centro della carta protettiva del film, sul quale si scatta però due
volte: una prima volta quando il numero appare nella prima finestrella, e
una seconda volta quando lo stesso numero appare nella seconda;
ottenendo così un numero di pose doppio rispetto a quelle possibili col
formato quadrato.
Seppur la Cometa condivida questo ed altri
elementi (come la costruzione in lega d’alluminio, lente a menisco, etc)
con molte altre fotocamere, la Cometa si distingue per alcune soluzioni
originali (stravaganti?) che la rendono una fotocamera un po’ diversa e
particolare:
Se si dà in mano la Cometa a qualcuno che non la
conosce, chiedendogli di aprire il dorso per togliere/caricare il
rullino, molte persone la rigireranno tra le mani perplessi, cercando la
serratura un pulsante di sblocco o la cerniera dello sportello (fatto
il test personalmente:). Che infatti, non ci sono: per aprire/chiudere
il dorso bisogna ruotare la ghiera metallica attorno all'oculare del
mirino, e così si avvita/svita il dorso della fotocamera sul corpo
macchina (cosa che ricorda la regolazione diottrica del mirino in
alcune fotocamere).
Altre soluzioni poco comuni sono la
manopola di avvolgimento e l'innesto per il flash posti sul fondo della
fotocamera, mentre la parte superiore resta completamente libera.
Infatti
tutti gli altri comandi incluso il pulsante di scatto (una leva di
dimensioni generose), sono posti sul barilotto dell'obiettivo. Comandi
che- nello stile delle macchine di fascia economica- non sono poi molti,
ma non sono nemmeno completamente assenti, come in alcune. La messa a
fuoco è infatti regolabile (da 1 metro all'infinito, ruotando la ghiera
su cui è incisa la scala delle distanze), e con due levette poste una in
alto e una in basso si può scegliere rispettivamente tra due diaframmi
(f9 e f16) e due tempi di posa (1/50 e 1/100 di secondo), più la posa B
(manca però l'attacco filettato per lo scatto remoto, presente negli
altri modelli -anche economici- col classico pulsante di scatto
metallico nella parte superiore della fotocamera). Sempre sul barilotto
dell’obiettivo, vi è lo spinotto a cui va collegato il cavetto del
flash.
Anche la forma generale è diversa e originale: quasi
quadrata, con un mix piacevole di linee tondeggianti e spigolose, e in
asse sopra l’obiettivo, il grande mirino rettangolare.
La parti in
plastica a destra e a sinistra del mirino, in cui appaiono la scritta
“bencini” e “Cometa”, sembrano imitare e alludere alla presenza di una
cellula esposimetrica che in realtà non c’è (una cosa tipica in molte
fotocamere di fascia economica), come non c’è nessuna indicazione sul
semplice mirino di tipo galileiano.
Così come in tante fotocamere della Bencini, l’obiettivo è costituito da una singola lente a menisco.
Prodotta
solo negli anni ‘60 e nemmeno per tutto il decennio, la Cometa è
infine, tra le fotocamere della Bencini, anche un po’ rara:
nel
corso di diversi anni, rispetto a tanti modelli Bencini (Koroll, Comet
ed altri ancora), in cui mi è capitato di imbattermi più volte volte, mi
è capitato di incappare in una Cometa solo una volta (e me la sono
portata a casa). Forse è una cometa con un periodo orbitale piuttosto
lungo, come quella di Halley. Se mi apparirà un’altra volta nel corso
della mia vita potrò stabilirlo e aggiornerò questa pagina, altrimenti
provate a controllare i vecchi documenti settecenteschi, medievali,
cinesi etc, che parlano di avvistamenti.
Oltre a quelle derivate
dall’osservazione diretta, le notizie storiche sulla Bencini Cometa
hanno come fonte
queste belle pagine dedicate alla storia della Bencini.